Lipedema e linfedema sono sue condizioni tipicamente femminili non sempre diagnosticate, talvolta trascurate e spesso tra loro confuse. Eppure si tratta di condizioni cliniche molto penose per chi ne è affetto e possono indurre sofferenze sia fisiche che psicologiche, anche dovute all’evidente inestetismo che le accompagna.
Il Lipedema consiste in un accumulo elevato di tessuto adiposo localizzato il più delle volte a livello della metà inferiore del corpo che ne aumenta il volume e si traduce in una sproporzione con la metà superiore, quasi sempre risparmiata. La distribuzione di questo tipo di adipe è simmetrica (ad esempio su entrambe le gambe) e solo raramente può interessare anche gli arti superiori. Le estremità (piedi e mani) non sono mai coinvolte, ma possono presentare edemi in caso di forme miste con interessamento anche delle vie linfatiche, configurandosi il quadro di linfolipedema o quadro misto. Il lipedema rende dolorosa la parte interessata, ad esempio dopo un esercizio fisico anche lieve o esercitando una lieve pressione e non viene influenzato dalla posizione declive o dal riposo notturno.
Sono attualmente in corso diversi studi per comprendere meglio la genesi di questa problematica che sembra attribuibile ad una malattia poligenetica estrogeno dipendente e l’interesse della comunità scientifica internazionale è molto alto anche nella ricerca di terapie sempre più efficaci.
Dal punto di vista dietoterapico è importante chiarire che il lipedema non risponde ad una dieta basata sulla restrizione dell’apporto calorico perché il tessuto adiposo che lo caratterizza è resistente. Per poter aggredire efficacemente il lipedema occorre agire con una strategia di tipo “chimico” ovvero con un’inversione metabolica come quella che si attua in dieta chetogenica.
La terapia nutrizionale di eccellenza per questo tipo di patologia infatti è la dieta chetogenica, l’unica in grado di mobilizzare gli accumuli di grasso al’interno delle cellule del lipedema, svuotare le cellule stesse dell’eccesso di trigliceridi, indurre autofagia e ridurre l’infiammazione complessiva del tessuto. Le cellule adipose si svuotano del loro contenuto e si rimpiccioliscono riducendo notevolmente il volume, il nucleo al loro interno, inizialmente “schiacciato” dall’eccesso di grasso di posiziona nuovamente in modo corretto, la cellula ricomincia a “respirare” e alcune cellule di rifiuto vengono eliminate.
Il linfedema consiste nel ristagno di linfa in un distretto dell’organismo con aumento di volume (gonfiore) di una parte del corpo, solitamente un braccio o una gamba che nella maggior parte dei casi coinvolge anche le estremità e le dita (di mano o piede)
Non è presente dolore alla palpazione e difficilmente vi sono ematomi spontanei.
Può essere secondario a intervento chirurgico o terapia specifica (es. radioterapia) quando è presente una storia clinica oncologica o può essere riconducibile a patologia congenita.
Un po’ più complessa è la differenziazione con il linfedema primario o congenito, in cui può essere presente un edema bilaterale degli arti inferiori. Solitamente nel linfedema si presenta positivo il segno di fovea (se si preme sulla cresta tibiale della soggetto affetto da linfedema resta un infossamento che si risolve lentamente).
In questo caso la terapia nutrizionale può avvalersi di integratori drenanti specifici per il sistema linfatico e di una riduzione dei grassi dall’alimentazione.
In alcuni casi le due condizioni (lipedema e linfedema) si possono trovare associate per è molto importante elaborare una terapia alimentare che tenga conto di entrambe le situazioni.